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San Filippo Neri
in Perugia


Non è tempo di dormire perché il Paradiso non è fatto per i poltroni.

Il catino absidale

Il catino absidale è diviso in sette lacunari, cavità ricavate in un soffitto disposte in maniera regolare: uno grande di forma trapezoidale sopra l’altare e quattro più piccoli rettangolari, due per parte e due nel centro della volta. L’incarico di affrescare la zona dell’altare maggiore fu affidato a GianAndrea Carlone, che già aveva lavorato a Perugia nella Chiesa dei Gesuiti. Il lavoro iniziò nel 1668 e terminò l’anno seguente. Tutta la decorazione è un costante riferimento al tema dell’Immacolata concezione di Maria.

 

   Lacunare semicircolare: due angioletti volano attorno ad una corona di stelle, mentre un terzo, inginocchiato sulle nubi e con le mani giunte, venera la Vergine.

 

   Lacunare rettangolare: vi sono dipinti quattro angeli recanti un giglio chiuso in mezzo alle spine, simbolo della purezza di Maria (Ct.2,2) Anche la decorazione che incornicia questi affreschi non è casuale, ma è formata da inserti fioriti tutti legati alla figura di Maria: fra tanti fiori si possono riconoscere, oltre ai gigli, anche rose, narcisi, gladioli, iris, tulipani e primule.

 

Lacunare centrale del catino: dei cinque lacunari che girano attorno al cornicione, quello centrale è doppio degli altri e raffigura Ester che intercede per il popolo ebraico davanti al trono di Assuero. Il re stende lo scettro sul capo della regina. Questo episodio occupa il centro del catino, perché Ester è prefigurazione dell’Immacolata Concezione. Vi è un doppio legame tra Ester e Maria: Maria intercede per i Cristiani come Ester per i giudei e Maria fa proprie le parole che Assuero pronuncia su Ester, riportate su una targa posta al centro della fascia superiore che fa da cornice all’affresco: “Tu non morirai, perché il nostro decreto è solo per la gente comune"(Est.5,1 f) NON MORIERIS: NON ENIM PRO TE, SED PRO OMNIBUS HAEC LEX CONSTITUTA EST. Primo lacunare a destra: Miriam sorella di Aronne canta, battendo il tamburello e danzando insieme alle altre donne ebree, l’inno di Mosè dopo il passaggio nel Mar Rosso, mentre l’esercito egiziano annega. Secondo i Padri della Chiesa Miriam è un altro personaggio che prefigura Maria e la distruzione degli Egiziani rimanda alla vittoria sul male.

 

   Secondo lacunare a destra: Giaele(Gdc.4,17-22) tiene con la mano sinistra un chiodo appuntito sulla fronte di Sisara che dorme, e con la destra un pesante martello per conficcarglielo in testa. Il generale Sisara, dopo la disfatta della sua armata, aveva implorato l’ospitalità di Giaele, che lo nascose nella sua tenda ma, approfittando del sonno del suo ospite, afferra uno dei pioli della tenda e con un colpo di martello glielo conficca nella testa. Giaele salvò così il suo popolo uccidendo Sisara e mettendo in fuga l’esercito cananeo. Giaele, così facendo, vìola le leggi sacre dell'ospitalità, tuttavia gli ebrei la glorificarono come un'eroina tanto che Debora intona in suo onore un canto di trionfo” Sia benedetta tra le donne Giaele.” (Gdc.5,24). I Padri della Chiesa affermano che la donna fu ispirata da Dio e questo episodio e i due successivi, di Rachele e Debora, alludono alla gloria di Maria trionfante sul demonio e sui nemici di Cristo e della Chiesa.

 

    Primo lacunare a sinistra: Rachele qui è raffigurata subito dopo aver rubato al padre Labano i terafim, gli idoli e averli nascosti sotto la sella di un cammello su cui si siede, dicendo al padre di non sentirsi bene e quindi di non potersi alzare per salutarlo. In questo episodio Rachele è vista come simbolo della Chiesa che protegge l’umanità, cioè Labano, dal peccato (i falsi dei) la sua posizione accovacciata rimanda anche ad un segno di umiltà.

 

Secondo lacunare a sinistra: Debora è seduta all'ombra delle querce con l’elmo in capo, la corazza e una grande spada impugnata con la destra, mentre con la sinistra indica l’accampamento degli Israeliti, che ha chiamato a combattere, guidati da Barak, contro Sisara, capo dell’esercito cananeo. Debora accompagna Barak in battaglia, ma afferma "Bene, verrò con te; però non sarà tua la gloria sulla via per cui cammini, perché il Signore consegnerà Sisara nelle mani di una donna” (Gdc.4,9) Sarà infatti Giaele ad ucciderlo mentre Debora sarà chiamata “Madre di Israele”.

 

Lettura iconologica degli affreschi di Micaela Soranzo, tratte dal volume” La chiesa nuova o dell'Immacolata concezione e di San Filippo Neri in Perugia” Storia, pitture e restauro Volumnia editrice, 2008 Perugia.

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